L’Emilia Romagna, ovvero la Food Valley

L’Italia è spesso rappresentata come luogo del buon vivere, dove sono nati creatori di moda a livello globale, produttori delle automobili più desiderate al mondo, designer e stilisti riconosciuti ovunque. Il Made in Italy, come viene chiamato, è un marchio che ci rende riconoscibili e il nostro cibo contribuisce ad alimentare questa immagine di terra fortunata. 

In effetti in Italia esistono buone cucine quasi ovunque che nascono da forti tradizioni locali e regionali.

In questo scenario l’Emilia Romagna – e in particolare la zona delle province da Parma a Modena – rappresenta un luogo di eccellenze che ha meritato l’appellativo di Food Valley: in regione sono censiti una trentina di prodotti a Denominazione di Origine Protetta (DOP) e di Indicazione Geografica Protetta (IGP). Inoltre sono oltre duecento i prodotti identificati come “tradizionali”, riconosciuti a livello globale.

Quello che contraddistingue la Food Valley, però, non è tanto il conteggio numerico delle specialità quanto il processo che sta a monte del risultato:

la consapevolezza che tale ricchezza è il prodotto di una cultura diffusa fatta di saperi antichi che, nel corso del Novecento, hanno saputo trasformarsi in intraprendenza produttiva e commerciale divenuta ricchezza economica ed espressione di identità.

Non a caso in Emilia-Romagna esiste una rete regionale di Musei del Gusto: luoghi dedicati a queste eccellenze e in cui si va per sentirsi raccontare una storia. Storia di formaggi (il parmigiano reggiano, ma anche il formaggio di fossa romagnolo); di salumi (Prosciutto di Parma, Salame Felino); di pani (tigelle, borlenghi, la coppia ferrarese); di conserve e condimenti (anguille di Comacchio, marmellate e succhi di Massalombarda, aceto balsamico tradizionale di Modena, sale di Cervia, olio di oliva di Brisighella, piante officinali di Faenza); di vini (vini del territorio collezionati all’enoteca di Dozza, Lambrusco); piante americane che hanno trovato in questa regione una nuova vita europea (patate e pomodoro).

Completano il viaggio l’Istituto Nazionale di Apicoltura, un museo dedicato all’economia appenninica del castagno e Casa Artusi, a Forlimpopoli, dove è nato l’autore del ricettario italiano più conosciuto al mondo: La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene.

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