Gli attacchi ai luoghi della mobilità.
Madrid, Londra, Bruxelles (2004, 2005, 2016)
11 marzo 2004 – Attentato alla stazione di Madrid;
7 luglio 2005 – Attentato alla metropolitana di Londra;
22 marzo 2016 – Attentato all’aeroporto e alla metropolitana di Bruxelles
All’inizio degli anni Duemila le stazioni – dei treni e della metropolitana – sono tra gli obiettivi strategici privilegiati dai terroristi di matrice islamica in Europa. Si tratta di luoghi che identificano uno stile di vita occidentale, fatto di lavoro e mobilità veloce e sono, soprattutto in alcuni orari, affollatissimi di gente. A un anno di distanza due grandi metropoli europee subiscono questo tipo di attacco: Madrid e Londra.
A Madrid, tra le 7.36 e le 7.40 dell’11 marzo del 2004, sei bombe esplodono nelle stazioni di Atocha, di Pozo del Tío Raimundo e di Santa Eugenia, altre quattro su un treno in arrivo ad Atocha. Secondo le stime ufficiali i morti sono 191 e i feriti 1858: è il più grave atto terroristico avvenuto in Spagna.
Dall’analisi del materiale esplosivo gli investigatori risalgono ai responsabili, identificati in ventuno estremisti di ispirazione jihadista, non direttamente collegati ad al-Qaeda. La strage si trasforma presto in un caso politico: avvenuta a tre giorni dalle elezioni nazionali, scatena un contrasto tra il Partito popolare e il Partito socialista sulle differenti versioni accreditate della responsabilità dell’attentato.
Il 7 luglio 2005 l’obiettivo è la rete metropolitana di Londra. Alle 8.50 tre bombe esplodono a distanza di circa un minuto l’una dall’altra, in differenti punti della linea. Alle 9.47 un’altra esplosione si verifica su un autobus nei pressi di Tavistock Square. Gli attacchi provocano 56 morti e 700 feriti; la polizia identifica quattro responsabili, tutti kamikaze deceduti al momento delle esplosioni. Si tratta di giovani britannici, tra i 18 e i 30 anni, legati all’estremismo islamico: tre di origine pakistana e uno di origine giamaicana. al-Qaeda rivendica quasi subito l’attentato, ma secondo le versioni della polizia i terroristi hanno agito da soli.
Undici anni più tardi, il 22 marzo 2016, due esplosioni colpiscono l’aeroporto Bruxell-National intorno alle 8 del mattino; una terza avviene sul convoglio della metropolitana, tra le stazioni di Maelbeek e Schumann, non lontano dalle sedi delle principali istituzioni dell’Unione Europea: obiettivo simbolico di primo piano.
Sono attentati suicidi rivendicati dall’autoproclamato Stato Islamico (IS) nei quali muoiono 32 persone e ne restano ferite 340. Secondo il primo ministro belga Charles Michel:
Il Paese non sarà più lo stesso
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