La costruzione del muro di Berlino

Il 13 agosto 1961 Berlino è un cantiere a cielo aperto: è ufficialmente iniziata l’Operazione Rose che affonda le sue origini nella situazione dell’Europa postbellica. Alla fine della Seconda guerra mondiale il territorio tedesco – e la città di Berlino – sono spartiti tra gli Stati vincitori (Stati Uniti, Unione Sovietica, Gran Bretagna e Francia). E’ una divisione che dura fino al 1949, quando la Germania passa dalle quattro zone di occupazione all’istituzione di due Stati: ad ovest la Repubblica Federale di Germania (BRD – Bundesrepublik Deutschland: repubblica parlamentare aggregata alle democrazie occidentali filoamericane), ad est la Repubblica Democratica Tedesca (DDR – Deutsche Demokratische Republik, un regime sul modello sovietico). Da questo momento l’intero Paese, e in particolare la sua capitale, diventano il palcoscenico di una separazione fra due blocchi che si scontrano sul piano ideologico, politico ed economico a colpi di propaganda, competizioni sportive e investimenti in ambito scientifico.

Berlino Ovest è fin da subito una vetrina: spazio fisico, geografico e simbolico dello stile di vita occidentale, oltre che unico varco possibile per il passaggio fra i due Paesi. Non a caso dal 1949 al 1961 2.691.270 di persone scelgono di passare da qui per migrare verso Occidente. Per l’Unione Sovietica sono i numeri di una sconfitta: nella logica di una guerra che non può essere combattuta sul campo l’unica scelta possibile è dividere, separare, rendere impossibile il passaggio.

L’Operazione Rose serve a questo: quella notte molti chilometri di filo spinato vengono srotolati lungo il confine, le  strade sbarrate, le stazioni chiuse e molte linee della metropolitana interrotte. Bernauer Straße diventa famosa perché il confine l’attraversa fisicamente: da una parte del muro stanno le case, dall’altra il marciapiede che permette di entrarci.  

Il muro resta in piedi 28 anni, fino alla notte del 9 novembre 1989.

In quell’occasione – complici la trasformazione della dottrina sovietica – il portavoce del Partito Comunista della DDR Günter Schabowski partecipa a una conferenza stampa nella quale accenna alla possibilità che i tedeschi dell’est siano liberi di viaggiare a ovest e tornare indietro

Il giornalista italiano dell’ANSA Riccardo Ehrmann lo incalza per sapere quando questo sarà possibile. Schabowski improvvisa un “Per quanto ne sappia da subito, immediatamente”. 

Sono le 18.53. 

Pochi minuti dopo una folla inizia ad accalcarsi a ridosso dei checkpoint, attorno alle 23 si è creato uno stallo irreale. I militari della DDR attendono ordini che non arriveranno: la gente inizia ad attraversare i varchi aperti, molti ragazzi e molte ragazze salgono sul muro e alcuni di loro lo colpiscono con martelli e picconi.

L’Europa cambia faccia: si chiude la Guerra fredda e si spiana la strada alla futura riunificazione della Germania. 

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