L’Europa contaminata: Chernobyl

26 aprile 1986

All’1 e 23 minuti
esplode il reattore 4 della
Centrale nucleare di Chernobyl

Nella notte tra il 25 e il 26 aprile 1986 alla centrale nucleare V.I. Lenin di Chernobyl – nella zona al confine tra le attuali Ucraina e Bielorussia – è in corso un test del sistema di sicurezza. A causa di errori umani e falle strutturali qualcosa va storto e all’1 e 23 minuti il reattore 4 esplode.

Una violenta spinta di vapore fa saltare in aria il coperchio del peso di oltre mille tonnellate che chiude ermeticamente il nocciolo.

L’esplosione libera un’enorme quantità di grafite e provoca un incendio che causa la dispersione di isotopi radioattivi nell’aria: una nube contaminata avvolge l’area attorno alla centrale e in pochi giorni raggiunge Paesi baltici, Svezia e Finlandia; in seguito si spinge verso Polonia, Germania, Danimarca, Paesi Bassi e Regno Unito. Poi, tra il 29 aprile e il 2 maggio, arriva in Ungheria, Jugoslavia, Austria, Italia, Francia e Svizzera.

Il timore di una contaminazione del continente europeo è accresciuto dalla mancanza di notizie dall’Unione Sovietica che, in un primo momento, si nasconde dietro il velo della segretezza. La notizia dell’incidente è resa pubblica tre giorni dopo – e solo quando una centrale nucleare svedese lancia l’allarme – con uno scarno comunicato dell’agenzia sovietica TASS letto da Radio Mosca.

Pripyat, città a 5 km dalla centrale, viene evacuata 36 ore dopo l’incidente e il ritardo provoca danni gravissimi alla salute degli abitanti.

Ancora oggi è una città fantasma, situata dentro i confini della cosiddetta zona di alienazione: una porzione di territorio inaccessibile, nel raggio di 30 km dalla centrale. Il numero delle vittime è ancora oggi incerto: ufficialmente sono 65, ma i dati elaborati dal Chernobyl Forum (promosso nel 2003 dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) ne stima circa 4 mila.

I fatti di Chernobyl – ancora oggi il più grave incidente nucleare della storia – provocano una reazione politica e pubblica. A partire dalla seconda metà degli anni Ottanta la questione ambientale entra nelle agende politiche delle organizzazioni sovranazionali. Nel 1987, per la prima volta, viene inserito in un trattato europeo il titolo “Ambiente”: è la prima tappa ufficiale per una politica comune di salvaguardia.

Per l’Unione Sovietica l’esplosione del reattore 4 è un punto di non ritorno: accelera l’urgenza di una riforma del sistema sovietico che il neo segretario Michail Gorbačëv ritiene necessaria e che condiziona anche le logiche bipolari della Guerra fredda. E proprio Gorbačëv sosterrà che “Chernobyl fu forse la vera causa del crollo dell’Unione Sovietica cinque anni dopo il disastro”.

Chernobyl fu forse la vera causa del crollo dell’Unione Sovietica cinque anni dopo il disastro

Michail Gorbačëv
Politico sovietico

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